Con la Sentenza n. 1728/2018, la Corte di Cassazione si è espressa riguardo ad un ricorso proposto dall’Agenzia delle Entrate avverso una pronuncia della Commissione Tributaria della Regione Veneto.
Nel caso in esame, l’Agenzia delle Entrate aveva emanato un avviso di accertamento con maggiorazione dell’imposta tributaria, verso una società proprietaria di un terreno immobiliare, in parte edificabile e in parte zona di rispetto stradale e fluviale, poiché riteneva alterato in difetto il prezzo dichiarato. L’Agenzia aveva giustificato la propria posizione per mezzo di una perizia che comparava questo terreno ad un altro, già urbanizzato.
La Commissione tributaria Veneta aveva rilevato che l’Ente finanziario non era stato in grado di fornire prove adeguate a supporto della maggiore imposizione fiscale. La Corte di Cassazione ha appoggiato tale decisione stabilendo che: “spetta al giudice tributario il potere-dovere di stabilire i limiti quantitativi di fondatezza della pretesa impositiva emergenti in giudizio, così da adottare - se del caso - una pronuncia sul differente valore tributario”. In ragione di ciò, la Corte riconosce che il giudice possa autonomamente ritoccare le stime operate sul valore degli immobili, solo quando abbia effettiva prova dell’incongruenza.
La Cassazione ha, quindi, annullato l’avviso di accertamento a beneficio della società proprietaria del terreno.
Studio Legale Bruschi
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